Acrilico su tela 120×80

 

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Cosa ci può essere di più “geniale” e al tempo stesso “automatico” della rappresentazione di un genio della lampada di Aladino per un dipinto così intitolato? Un genio, un po’ automa meccanizzato e un po’ spirito delle “mille e una notte”, partorito dalla sbrigliata fantasia dell’artista che sembra aver attinto sia dal mondo “naif” dell’illustrazione per bambini sia da un “adulto” retroterra culturale e artistico per giungere a una figurazione originale, cromaticamente preziosa, ricamata in punta di pennello nelle forme bidimensionali, quasi incastonate, che la compongono. Un “patchwork” pittorico di vivaci campiture di colore pazientemente realizzate e definite nei contorni in cui dominano ora motivi geometrico-architettonici dalle linee rette e squadrate, ora arabeschi decorativi dalle linee ondulate e spiraliformi. Se il genio-robot sembra come sospeso tra i personaggi futuristici di Depero e i personaggi-collage di passamanerie di Enrico Bay, lo sfondo, e altri elementi della figurazione, ci riportano in chiave anti-decadente e gioiosa al mondo decorativo klimtiano. Il tutto uscito, però, dalla lampada magica di un architetto-artista capace di reinventare, rielaborare con una cifra del tutto personale e originale, e di esaudire il desiderio di evasione di chi contempla la sua opera

Sveva Mandolesi